Con il governo Monti termina la dittatura dell’italiano medio
«Convince il pubblico con un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello». Così scriveva, nel 1961, Umberto Eco. Il soggetto del suo pensiero era Mike Bongiorno ma, con il senno del poi, la fenomenologia tracciata da Eco si adatta perfettamente a Silvio Berlusconi, che sull’incarnare vizi e virtù dell’italiano medio ha costruito la sua fortuna ma alla lunga anche la sua rovina. «Non temo Berlusconi in sé ma il Berlusconi in me», diceva Giorgio Gaber con perfetta capacità di sintesi e notevole acutezza antropologica.