Terremoto in Abruzzo: Santoro, la Rai e Portobello

di Wallace Henry Hartley

Dunque la trasmissione di Santoro, giovedì scorso, è stata indecente e non degna di un servizio pubblico. Parliamone.

Della famigerata puntata di Anno Zero sul terremoto ho visto solo una parte. Dopo un po’ mi sono girati i coglioni e ho spento. Anche a me, d’istinto, mi è sembrato un po’ forzato andare a cercare (con il lanternino?) la signora che si lamentava dei ritardi nell’arrivo dei soccorsi. Anche a me certe affermazioni mi sono parse strumentali. Anche a me è sorta la domanda “cosa cazzo c’entra De Magistris?” (che tra l’altro ho rivisto dalla Bignardi e mi è sembrato tutt’altro che l’eroe dipinto da qualcuno). Soprattutto, mi è parso ridicolo il momento in cui una studentessa ospite della Casa dello Studente aquilana, oggi ridotta a macerie, si è messa, dalla balconata della Granbassi, a pontificare sul fatto che lei sapeva già tutto, aveva messo in allerta i suoi compagni, ha preso le valigie e se n’è andata poco prima dell’arrivo del terremoto. Ridicolo, il quadretto, perché stonato: la giovane studentessa, tutta tirata, con trucco e coiffure a favore di telecamera… Ciò che dico è del tutto irrazionale, ma il quadretto era poco serio, tale e quale ai mille programmi di pseudo-informazione-intrattenimento che Santoro non perde occasione per criticare.

Ora: qual è il problema? E’ forse che in certi momenti il diritto di critica deve tacersi in nome dell’unità nazionale? Se è questo il problema, non sono d’accordo. Mi fa vomitare il Giornale che titola “Santoro infanga gli angeli del soccorso” (mi riferisco al titolo, non all’articolo), perché un mezzo di informazione non dovrebbe abusare dell’emotività: non ci sono angeli del soccorso, ci sono soccorritori, persone degnisssime che non hanno bisogno di queste iperboli per sentirsi migliori. E se qualcosa non funziona, chi fa informazione lo deve dire.

Per esempio: i telegiornali vanno avanti da giorni a raccontarci dei bimbi nelle tende che giocano nei clown, dei vecchi che piangono le loro case distrutte, delle dentiere offerte da dentisti e presidenti del Consiglio. Tutto bello, ma zero informazione: c’è solo emotività. Se la macchina dei soccorsi sta operando benissimo, è giusto raccontarlo. Ma non ha senso fare agiografie. Così come non ha senso tacere i problemi: ad esempio il fatto che ancora mancano le stufe, in tende che di notte stanno a zero gradi. Mica bisogna dire che è uno scandalo e che qualcuno deve pagare, ma basterebbe ricordarlo, affinché chi ha una qualche responsabilità si senta il fiato sul collo e sveltisca le pratiche. Questo è il compito dell’informazione: non lo dice Santoro, lo dicono i testi sacri del giornalismo anglosassone.

L’idea che mi sono fatto è che Santoro sia oramai prigioniero di se stesso e si senta obbligato a interpretare la parte che negli anni si è cucito addosso. Ma siamo al manierismo, con il giornalista d’assalto che pur di assaltare qualcosa va a fare “buh” ai ragazzini. Gli “scandali” di cui ha parlato Santoro giovedì erano ben poca cosa: “épater le bourgeois”, dicevano un tempo, ovvero “spaventare i borghesi”. Ma poi la cosa finisce lì.

Detto tutto ciò, resta un fatto che non so se definire ridicolo, drammatico o vergognoso. La trasmissione di Santoro è andata in onda giovedì. Reazioni: zero. Poi, a un certo punto, cioé a Pasqua, Berlusconi e Fini hanno entrambi attaccato Anno Zero. Lo possono fare? Certo che sì. Sono due cittadini, hanno diritto di opinione. Il fatto che siano due cariche istituzionali le dovrebbe invitare a misurare le parole, ma – santo Iddio – dicano quello che vogliono. La gravità di questa vicenda non è nelle parole di Fini e Berlusconi: la gravità sta nel fatto che non appena Fini e Berlusconi hanno alzato la voce, sono intervenuti prontamente il neo presidente della Rai Paolo Garimberti e il neo direttore generale Mauro Masi, che hanno promesso l’apertura di un’inchiesta interna.

Domanda: tra giovedì sera e domenica Garimberti e Masi dov’erano? Già in ferie per il ponte di Pasqua? Dormivano? E’ molto molto molto triste che le due persone che rappresentano i vertici della Rai si sentano in dovere di aprire bocca solamente dopo che lo hanno fatto i vertici della politica. Fa sorgere l’interrogativo: Garimberti e Masi pensano quello che dicono, o semplicemente si conformano alla parola della politica ed eseguono gli ordini da bravi soldatini?

Se Garimberti e Masi avessero criticato Santoro venerdì mattina avrebbero fatto una molto migliore figura. Hanno invece scelto di agire diversamente, dando l’evidente impressione di essere lì a vestire i panni del semplice braccio operativo della politica.

Il risultato è pessimo, per chi ha a cuore la pluralità dell’informazione (che non è certo monopolio di Santoro, sottolineo ancora). La Rai, piaccia o non piaccia, è tra i centri nevralgici della cultura, dell’informazione e della formazione dell’opinione pubblica. Avrebbe bisogno di persone capaci, esperte, competenti, a prescindere dalla loro provenienza politica. Non ha bisogno di gente pagata per fare da megafono a quello che dicono i politici.

Altrimenti, lo stesso insulso balletto durato mesi per le nomine Rai sarà stato ridicolo. Per eseguire quel tipo di incarico non c’è bisogno di cercare chissà dove. E’ sufficiente Portobello.